{ sabato, 17 Ottobre 2009 }

Un commento di Giancarlo Porcu

Santa Lucia è ancora un luogo. Un luogo vero. Con i suoi difetti, anche edilizi e infrastrutturali, ma un luogo identico solo a se stesso. Si potrebbero onorare le caratteristiche del borgo attraverso interventi di recupero e restauro. Ma questa prospettiva non è per lo sguardo miope degli amministratori, invece abbagliati da uno “sviluppismo” di maniera: imperniato solo sul mattone a due passi dal mare. Sì, di maniera, perché si tratta dell’adesione al modello mortifero degli alberghi sul mare. Strutture spesso per nulla rispettose di tipologie edilizie locali (Santa Lucia le possiede, al netto degli obbrobri storici che pure vi insistono), quindi nient’affatto integrate, in quanto l’interazione con l’esistente antropizzato (paesi, casolari, etc.) è totalmente fuori dai loro programmi. L’essenziale, rispetto al contesto, è assicurarsi una fetta di natura sarda, marina o peri-marina, che sia strettamente funzionale alla loro autarchia.
La più evidente e immediata conseguenza di ciò è l’occupazione del litorale di fronte alle strutture alberghiere, secondo la formula del “tutto a portata di mano”, in esclusiva e quindi off-limits, dall’esterno. Un’altra forma di non-interazione col resto. Anzi, di espropriazione rispetto agli abituali fruitori. In queste settimane, sfogliando “la Repubblica”, mi sono imbattuto in uno spazio pubblicitario che reclamizza la bassa stagione in un albergo-villaggio del Nord Sardegna, e fra le altezze poetiche raggiunte dal testo c’è tutto un dire al potenziale cliente che starà in una meravigliosa bolla confortevole, ma anche un po’ selvaggia ai confini del mondo (quello vero): «Il Villaggio è ubicato in una incontaminata tenuta di 20 ettari che si spinge, con una bellissima ed ampia pineta, fino all’azzurro mare del Golfo dell’Asinara. Il complesso che dista 6 Km. da Porto Torres, interamente ristrutturato e rinnovato anche nell’arredo, si affaccia direttamente su una bellissima spiaggia privata di sabbia dorata, ornata da dune naturali e dispone di tutti i confort, attrezzature sportive ed animazione.» Da sottolineare, almeno, la “spiaggia privata” e le dune, “naturali” (lapsus che tradisce l’artificiosità del resto?), declassate a ornamento.

L’autosufficienza a cui tendono questi non-luoghi ha anche i suoi bei risvolti economici, negativi, a dispetto del primo motore che muoverebbe tali operazioni: la crescita appunto economica. Sulle ricadute occupazionali già molti intervenuti in questo sito hanno detto. La stagionalità di queste attività, di un turismo esclusivamente legato alla fruizione del mare e del sole – stagionalità che, vigente tale modello, durerà finché la Sardegna continuerà a occupare la latitudine che occupa attualmente – smonta il grande movente, almeno nel senso di un vero “sviluppo”, anche quando la quota di lavoratori locali sia massima, anche quando si voglia un “popolo di camerieri”. Ma in quanto alla tensione all’autosufficienza, scommetterei anche sull’eventualità che poco giovamento trarrà il sistema produttivo locale dalla presenza delle quattro strutture che si prevede di costruire a Santa Lucia. C’è da scommettere che i gestori non compreranno una sola zucchina da Tzia Fulana e manco una triglia da Tziu Nichele. Per i maialetti precotti sottovuoto e le spigolette tutte di cm 20, ci sono altre fonti, più economiche e più fornite.
In definitiva, mi pare che, per Santa Lucia, ci si omologhi scimmiescamente a quanto altrove in Sardegna – nella Sardegna perimetrale – è accaduto da vent’anni a questa parte, con risultati modestissimi per l’economia delle popolazioni locali ma perdite pesanti, irreversibili di risorse territoriali uniche. E perdita di Luoghi. Perché c’è, è vero, una potenziale forma di relazione fra questo genere di nuovi, massicci interventi e l’esistente (il borgo di Santa Lucia): la sua conversione in non-luogo perché ormai assediato da non-luoghi, animati, si fa per dire, per due mesi all’anno e che per gli altri dieci mesi staranno lì – che pantàsimas – a simulacro della rozzezza di una classe politica mattonara. La quale, se continuerà ad attestarsi sui livelli attuali, non potrà imparare dall’esperienza ma si chiederà se non sia il caso di moltiplicarla, visto che la prima intrapresa non ha prodotto l’ipotizzato sviluppo. Fino a quando?
Last but not least. Siamo quindi al cospetto di una performance di ritardo culturale, cui per fortuna non risponde l’indole dei tantissimi siniscolesi che animano il Comitato Salviamo Santa Lucia.
Si passa per Quelli-del-no a dire “Salviamo Santa Lucia”; e si passa per retrogradi. Be’, gli amministratori siniscolesi non potranno mai capire, presi da soluzioni d’accatto, quanto invece è lungo lo sguardo di chi lo dice. Il Comitato Salviamo Santa Lucia può addirittura costituire un laboratorio per la proposta di un nuovo modello; con un’inversione di rotta totale rispetto ad un orientamento storico in Sardegna, quello della subalternità a facili modelli esterni. Molto malleabili, in questo senso, i Sardi, altro che “resistenti”.

Giancarlo Porcu

15 Commenti
  1. Bomboi Adriano ha detto:

    Concordo con lei Cabras, da tempo mi occupo di seguire assieme a diversi collaboratori le sorti non di una località, ma di tutta la Sardegna. Non è affatto strano trovare difficile il reperimento di fondi per gli enti locali e/o la riqualifica di determinate aree sia per la disinvoltura degli stornamenti, sia per l’influenza assunta nel tempo dall’ICI sull’orientare le politiche di spesa nelle municipalità e non di meno, condizionati da una situazione che a monte manifesta problemi alquanto articolati: Ad esempio nella contabilità generale persiste un ammanco sulla vertenza entrate in cui lo Stato risulta ancora debitore con la Regione per miliardi di euro. L’ultima finanziaria regionale del resto ha dovuto coprire i suoi buchi accendendo nuovi mutui. Ciò significa che paghiamo i debiti con altri debiti. La Sardegna non è l’unica Regione ad avere simili problemi, ma di sicuro non di questa portata. Subiamo il peso del centralismo italiano senza un’adeguata autorità territoriale a tutela dello sviluppo. Non riusciamo a completare neppure infrastrutture strategiche per l’isola e le promesse a buon mercato si sprecano. Il problema è dunque politico (a prescindere dagli schieramenti), se non si riesce ad inquadrare la risoluzione dei problemi generali, come si può pensare a quelli particolari? Basta dare un’occhiata al fumoso recente accordo quadro Stato-Regione: http://www.partitosardo.org/index_files/IGQ%20Stato-Regione%20del%2002-10-09%20-%20SANATZIONE.EU.pdf
    In merito al cosìddetto “ecomostro” penso sia più corretto definirlo mostro architettonico.

  2. andrea cabras ha detto:

    La cifra di 450.000 euro é anche essa simbolica e si riferisce alla delibera del programma di interventi strutturali per investimenti che il Comune avrebbe voluto relizzare nell’ultimo triennio. La virtualità delle cifre da lei rilevata é riferibile ai numerosi storni e trasferimenti nelle diverse poste di bilancio degli enti che tali fondi hanno attraversato, cambiando nomeclatura e destino almeno due volte. Partiti dalla Regione “virtualmente” (uso il suo termine) 19 milioni e 9 cento mila euro divengono solo circa 20o mila effettivi nel Bando prodotto dall’Ufficio Tecnico del Comune di Siniscola per il progetto unico mediato dall’ingegniere compaerente nell’annuncio postato.

    Il problema della virtualità delle delibere facenti parte l’ oo.pp triennale non é un fatto strano, neppure é qualcosa che capita solo qui da noi, ma succede anche altrove. Un esempio locale? L’opera di igenizzazione e messa in sicurezza del Camposanto di Siniscola, un luogo a rischio di efrazioneda circa 10 anni poiché non ha il cancello ne cardini nell’ingresso secondario.

    Per questo bene ccomunale, dii fronte ad una previsione iniziale di 1 milone 130 mila euro(non vorrei sbagliare ma le proporzioni mi pare fossero quelle) nel programma triennale (dove sta anche la Riqualificazione del Borgo di Santa Lucia per 450.000euro), il provvedimento giunge a classificarsi quasi 150 esimo in Regione nella delibera degli interventi urgenti per i Comuni Sardi aggiudicandosi soli 350 mila euro che saranno fruibili in tre scaglioni annui, il primo dei quali spendibile in autunno 2009 e corrispondente una cifra di 88 mila euro Il Comune di Siniscola invece co-finanzia zero euro. Ma non é detto che non si decida poi di cambiare idea.

    Il percorso della ricerca fondi putroppo é lungo complesso, irto di spine per cui all’appaltante e alla appaltatore il più delle volte resta poco da spendere e anche poco da realizzare. Un vero dramma per una Municipalità con pochissima ICI da spendere.

    Riguardo l’Ecomostro .. é vero che sia diventato privato e forse i pochi soldini di un bando non troppo cicciotto non bastano a rifondere i proprietari che magari ne vorrebbero di più, anche ricevendo un 145% di nuova cubatura altrove. L’idea della convenzione tuttavia resta valida perché supportata da una previsione legislativa regionale contenuta nel cosidetto “Piano Casa” — La norma e il comma adatti alla fattispecie li ho riferiti qualche post fa, mancano lo stanziamento, l’accordo-convenzione con i proprietari e il voto del Consiglio Comunale e con essi chiaramente la volontà di eliminare quello scempio ove solo ora noto la comparsa di un cartello VENDESI sul fronte antistante la Torre.

    Riqualificare é bello e osservando il bilancio di previsione per l’anno corrente dove compaiono, oltre a qualche alienazione patrimoniale straordinaria, le solite entate tributarie per circa 19 miloni ed una fantomatica serie di 3 trasferimenti regionali da circa 24 milioni per tre anni a partire da febbraio 2007. Ma poi vedendo solo 201 mila euro su un annuncio scritto in tedesco mi viene da pensare che il concorso COSTERAS e tutte le sue belle proposte di architetti sardi per la riqualificazione urbana del Borgo Urbano Costiero passeranno immancabilmente in secondo piano

    Per chiudere il post mi dichiaro dispiaciuto per la magra figura di lunedì scorso. Le interviste hanno mostrato un grande distacco acuito forse dall’errore numerico del cronista che monta i 36000 metri cubi dichiarati inizialmente facendoli diventare 68.000 in finale. L’errore irrita visibilmente il Sindaco che prima non ricorda e poi é costretto a contestare e poi aggiungere che non ha avuto il piacere di incontrare nessun membro del Comitato. .. Eppure distiamo tutti al massimo 10 kilometri dal Municipio di via Roma, peso, e la perplessità mi assale.

    Riflettendoci bene forse é arrivato il momento di pensare seriamente ad incontro che porti ad un confronto pubblico meno improntato alle opinioni e più orientato alla discussione di dati e fatti concreti. Credo sia dovuto a causa delle polemiche che stanno lacerando il paese, dove il malcontento generato dal PUC monta ogni minuto che passa. Siamo elettori ed eletti, forse é il momento adatto per intavolare un discorso costruttivo e serio sulla politica turistica di Siniscola

    Cordiali saluti.

  3. Bomboi Adriano ha detto:

    Aggiungo nel caso non si fosse capito: Anch’io sono d’accordo con lei sul fatto che quell’edificio vada rifatto da capo a piedi ma ho molte perplessità sull’effettivo utilizzo nella realtà del denaro che fu promesso.

  4. Bomboi Adriano ha detto:

    Per Andrea Cabras: Non c’è bisogno di postare gli atti che avevo già letto a suo tempo come la delibera 71/25 ed il relativo pacchetto stimato (comprensivo di La Caletta) di quasi 20 milioni di euro (virtuali). Ma è lei che ha menzionato la cifra di 450.000 euro (deliberata nel programma annuale di riqualificazione per il Borgo da parte dell’amministrazione) come cifra che lei auspicava da impiegare per rifare il mostro architettonico. L’ha scritto nel suo intervento del 25 ottobre. Stavo semplicemente affermando che a mio avviso quella cifra non era sufficiente per trattare tale struttura.

  5. andrea cabras ha detto:

    Questo l’accordo con la Regione Sardegna:

    http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_73_20090120094318.pdf

    Questa la determina del Comune: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_204_20090729155627.pdf

  6. andrea cabras ha detto:

    Per ADRIANO BOMBOI: le spese della relazione preliminare prevista per la Riqualificazione del Borgo di Santa Lucia a settembre 2008 erano “€. 1.800.000,00 + oneri sicurezza”.

    Questo l’annuncio dell’ufficio tecnico: http://www.competitionline.de/31/projects/view/similar-proj/id/3022578/body-only/1

  7. andrea cabras ha detto:

    Per ADRIANO BOMBOI: le spese della relzaione preliminare prevista per la Riqualificazione del Borgo di Santa Lucia a settembre 2008 erano “€. 1.800.000,00 + oneri sicurezza”.

  8. Bomboi Adriano ha detto:

    Per Gianfranco Meloni (che in sottile vena di polemica non ha afferrato): Nel mio intervento precedente mi pare di aver ben distinto la differenza tra ecomostro e mostro architettonico, io credo che Cabras si riferisse a quest’ultimo, il punto è che dovremmo abbattere mezza Santa Lucia (qualora intendessimo riprendere lo stile architettonico della Torre che è il maggior simbolo storico del borgo).
    E questo non è ovviamente possibile. L’ecomostro (lo dice la parola stessa) è un intervento edile invasivo dell’ambiente che lo ospita. L’aspetto architettonico è un’altro discorso ed infatti l’edificio in questione c’entra poco e nulla con la storia della Torre che ha davanti, ma non penso che 450.000 euro siano sufficienti per abbatterlo e fare un’altra struttura che soddisfi le esigenze dei proprietari e quelle storico-estetiche della comunità. Servirebbero delle perizie. Ho citato Sgarbi in maniera ironica, sarò messo al rogo per una simile inezia? Ma certo che siamo noi Sardi a doverci svegliare per la storia, vuoi vedere che il sedicente “non-nazionalismo” di IRS non ti ha contagiato? Un saluto.

  9. gianfranco meloni ha detto:

    E’ vero che la torre posizionata sulla scogliera, quasi in riva al mare è frutto della dominazione degli invasori iberici nel 15° secolo d.c.

    Ma bisogna ricordare che a quei tempi era in voga la pirateria e in tutta la sardegna vennero erette delle torri di avvistamento onde segnalare per tempo il pericolo di eventuali incursioni piratesche.

    Attualmente la torre di S. lucia è accettata da tutti i frequentatori del borgo e si inserisce nel paesaggio , altrettanto non si puo’ dire di quella e di altre costruzioni che concorrono per dimensioni e per vicinanza .

    L’edificio in questione, definito non a torto, “ecomostro”, da Andrea è quello che piu’ di tutti da nell’occhio perche’ per la sua posizione e per la sua storia simboleggia antichi poteri;
    Tutti sanno che esso sorge per meta’ in suolo pubblico e che questo è comunque frutto di una concessione edilizia che ai suoi tempi lo ha legalizzato, ma da qui’ a dire che è perfettamente integrato nell’area urbana ce ne passa.
    Una vera riqualificazione del borgo , oltre che impedire assurdi “cappotti “di cemento dovrebbe , se possibile , prevedere un intervento orientato all’eliminazione di questo “ecomostro”.
    E penso che noi Sardi non abbiamo bisogno dell’intervento di Vittorio Garbi… ne per tirare le orecchie a qualcuno ne per studiare la nostra storia.

  10. andrea cabras ha detto:

    Il cemento costituisce un’ipoteca reale sullo sviluppo locale e sulla politica ambientale di Siniscola, dove la presenza Buzzi é supinamente confortata dal continuativo mai seriamente negoziato rinnovo della concessione che garantisce e giustifica sul Monte Albo (S.I.C a protezione ambientale e paesaggistica totale ed incondizionata) un grandioso cementificio da 500.000 t/anno di cemento che da lavoro a molte famiglie siniscolesi. Certo questa fonte di reddito è un bene innegabile, pensate però che traendo spunto dalle informative di bilancio in Borsa Italiana al 31.12.1999 il gruppo BUZZI UNICEM appena fusosi teneva così tanto alla prosecuzione della sua attività in loco da impegnare Impianti ed Immobili aziendali quale garanzia e del residuo di lire 2.420 milioni, avanzo di un finanziamento C.I.S per una serie di tre mutui aperti dal gruppo l’ultimo dei quali scadente il 31.12.2004. Tale finanziamento usufruiva del contributo in conto interessi della legge L.R 28.4.1993 n° 21. Insomma per tenere aperto in quanto cittadini della Autonoma Regione Sarda abbiamo comunque dovuto supinamente dare qualcosa. Come al solito, perché sappiamo che ormai è normale che sia così. Nel momento in cui avremo potuto ricevere,c osa siamo stati in grado di chiedere in cambio? Nulla? Il cemento sardo prodotto a Siniscola è e resta caro, perché continua ad essere venduto al prezzo di monopolio. Si disse che il futuro di Siniscola poteva essere la zona industriale e sue le blocchiere che con una solida contrattazione avrebbero potuto fruire di una qualche agevolazione di fornitura, se non altro per il distrurbo che le tonnellate di multi particolato sottile che svolazza sulle nostre teste ci arreca. Forse per mettere la Zona Industriale di Interesse Regionale, che non ha neppure i cartelli posizionati adeguatamente per indicare i lotti alle corrispondenti attività, in grado di fruire di un serio vantaggio comparato grazie alla vicinanza ad un ottimo mercato di approvvigionamento di cemento. Forse la contrattazione avrebbe creato più posti di lavoro ed un piccolo distretto del cemento che producesse, blocchetti, vasi, e quanto al fantasia permette, assicurando più stabilità nei rapporti contrattuali con la BUZZI che consuma il nostro bel Monte. Magari non avemmo ottenuto tutto questo ma almeno ci saremmo sentiti più partecipi del cambiamento che vorremmo vedere nel nostro paese. E invece? Nulla. La Buzzi chiede alla Regione Sardegna di poter coltivare la Cava di S’Ozzastru .. e noi niente! Vorrebbe rinnovare le concessioni di estrazione e noi … noi non siamo in grado neanche di pretendere che il cemento venga venduto alle nostre imprese al prezzo di concorrenza. Forse perché sappiamo già che la Buzzi e la Italcementi non permetterebbero mai ai nostri cantieri e alla nostre imprese di calcestruzzo di approvvigionarsi altrove a prezzi più bassi. Ricordate l’ultima ondata di fallimenti delle piccole industrie dell’indotto siniscolese? Esse restarono schiacciate dalla scontro dei Colossi che nella contrattazione si contendevano il mercato della cementificazione delle Coste Sarde. Certo era ben poca cosa messa di fianco al maldestro tentativo di “fratassare” impunemente la Torre di S.Lucia. Ma intanto mi domando se il cemento che sarà colato a metri cubi in Santa Lucia grazie al nuovo PUC, risponderebbe alle stesse leggi del monopolio instaurate con la forza a Siniscola un tempo a causa di una presunta ma mai dimostrata guerra di prezzi predatori fra i colossi estrattori sardi e greci? Si? E’ cosi che pagheremo il Nostro cemento? Allora si proclami pubblicamente un doppio danno economico per la nostra debole economia locale quando e se gli alberghi riempiranno deturpandolo, il bel paesaggio di S.Lucia. Come al solito nessun vantaggio per noi .. stavolta sin dalle fondamenta.

  11. Bomboi Adriano ha detto:

    Per Andrea Cabras ma soprattutto agli appassionati della Torre: Il cosìdetto “ecomostro” trattasi purtroppo di proprietà privata ed in ogni caso non è “ecomostro” in quanto perfettamente integrato nell’area “urbana”. Se non esistesse il profilo storico, a livello puramente teorico sarebbe più “ecomostro” la torre aragonese costruita a ridosso degli scogli, il simbolo odierno di Santa Lucia, edificato sotto gli invasori iberici (prima che arrivassero quelli Piemontesi/Italiani). Probabilmente parlavi di riqualificazione e quindi adattamento architettonico alla natura ambientalistica e storica del borgo, ma una simile operazione non può essere condotta con soli 450.000 euro e senza un accordo soddisfacente con i titolari delle proprietà contestate. Ed in una ipotetica riqualificazione io mi domanderei pure chi è stato il manipolo di personaggi che “restaurò” la torre aragonese con dell’intonaco da condominio assieme alla giunta comunale che fu interessata da questo crimine contro l’arte e la cultura del territorio. Bisognerebbe invitare Vittorio Sgarbi ad esprimere un parere al riguardo…sono certo che tirerebbe un bel po di orecchie a qualcuno….Se nelle scuole si studiasse seriamente la nostra storia e meno quella dei Piemontesi che massacrarono i Sardi dopo la rivoluzione del 1794, probabilmente non daremmo così poco peso al lassismo ed a certi interventi vergognosi a carico del nostro patrimonio storico-architettonico.

  12. Giancarlo Porcu ha detto:

    Ecco che, con Caterina Floris e Andrea Cabras, viene fuori il “laboratorio” di cui parlavo, con lucidità e intelligenza.

  13. caterina floris ha detto:

    Durante questo periodo, ovvero da quando è scoppiato il caso Santa Lucia, mi è capitato spesso di parlare con disoccupati. Con giovani e non giovani che vedono nel turismo la possibilità di avere occupazione. E ben vengano le strutture ricettive, hotel, residence anche nel nostro territorio ma dobbiamo stare attenti a che tipo, dove, quante e di quale capienza. Che vi sia un’equa distribuzione, una politica turistica che porti vantaggio a tutte le attività sparse nel territorio, che porti alla creazione e all’apertura di laboratori artigianali, di caratterizzazione del luogo, della sua storia . Un turismo legato anche alle attività della pastorizia e dell’agricoltura; alla commericaizzazione dei suoi prodotti e non da poco all’imposizione alle strutture ricettive di vendere i prodotti del luogo e della sardegna. Queste e altre sono le considerazioni di persone che lavorano e che non lavorano. Proposte di protagonisti e non di sottomessi.

  14. andrea cabras ha detto:

    1) In attesa del rendiconto e dell’inventario patrimoniale, con i 450.000 euro dei quali il Comune ha promesso con una sua delibera nel programma annuale interventi per la “Riqualificazione del Borgo di S.Lucia” e per i quali restano pochi mesi per mantenere, si potrebbe:
    – Eliminare l’Ecomostro di fronte la Torre riqualificando sul serio il borgo.
    – Risarcire i proprietari della cubatura esistente .
    – Proporre una convenzione approvata dal Consiglio che consentirebbe ai proprietari dello stabile di avere altrove ciò che ora hanno dinnanzi la Torre, con l’aggiunta più un 45% di cubatura in più se rispetteranno gli obblighi richiesti dalla L. Regionale.
    – Trasformare in suolo pubblico il lotto di terreno corrispondente lo stabile, assicurando per sempre la difesa del valore paesaggistico circostante la Torre.

    Se il progetto della Convenzione non andasse in porto quel denaro potrebbe essere usato per concedere un contributo ai privati proprietari per l’intonacatura e la finitura delle parecchie case “nude” di S.Lucia.

    2) L’occasione del PUC potrebbe essere sfruttata per concedere ad OGNI proprietario di immobili in Santa Lucia un incremento della cubatura del 10 – 12 percento. Le concessioni PUC potrebbero sommarsi alle maggiorazioni regionali previste col Piano Casa le quali determinerebbero almeno un 22-23 percento a favore dei residenti e proprietari di Case o attività commerciali in S.Lucia( su quattro stanze .. una in più). Cosa accadrebbe? Tutti i ruderi presenti nel Borgo potrebbero essere ristrutturati in economia; i terrazzi più lontani dal Mare potrebbero diventare stanze o mansarde, allo stesso modo si potrebbero trasformare le verande o delle attività commerciali. Questo inoltre stimolerebbe il comparto dell’edilizia Siniscolese ed eviterebbe permettendo la realizzazione di un totale di cubatura importante di avere il pugno dell’occhio di una obbrobriosa e mastodontica colata di cemento fronte spiaggia, dove la cubatura disponibile per tutti viene spesa a vantaggio di pochi. (N.L)

    3) L’eliminazione dal PUC del progetto dell’albergo sul terreno comunale giustificherebbe gli incrementi di cubatura concessi alle case private di S.Lucia, determinerebbe i seguenti vantaggi accessori:

    a) Eviterebbe di tagliare la pineta, favorendo il bilancio ambientale del Comune .

    b) Eviterebbe la cancellazione di un’attività turistica sana la cui nuda proprietà é di Tutti i cittadini di Siniscola.

    C) Permetterebbe di conservare la clientela fidelizzata del Camping per molte altre stagioni a vantaggio di nuovi concessionari quando il contratto con la coop. sarà scaduto.

    d) Eviterebbe il danno che il PUC creerà alle attività presenti in Siniscola quando il Camping Comunale sarà chiuso e nell’attesa che l’Hotel entri in funzione(potrebbero volerci decine di anni: esempio l’ostello a S’Arenariu di Caletta). L’assenza di prolungata di migliaia di turisti del Camping sarebbe un colpo durissimo per la piccola e fragile economia locale del borgo, in attesa che arrivino (forse) quelli dell’Hotel.

    c) Eviterebbe FORSE ai membri del Consiglio Comunale di dover rispondere un giorno alla Corte dei Conti col proprio patrimonio personale per l’ammontare dell’Avviamento della attività comunale e per aver causato un danno ingiusto ed un lucro cessante al Comune di Siniscola, proprietario del camping comunale, a causa di una previsione urbanistica priva di alcun senso economico.

  15. ninni spoto ha detto:

    belle parole …………………. ma cosa vogliono dire?

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